Cenni storici
Il Teatro Biondo rappresenta l’ultima espressione architettonica del teatro ottocentesco a Palermo, concludendo una formidabile espansione urbana che aveva avuto le sue tappe più significative nella realizzazione del Teatro Politeama e del Teatro Massimo. Tra fine '800 e primi ’900, infatti, la città viveva un momento di particolare splendore grazie ad una borghesia imprenditoriale illuminata, capeggiata dalla famiglia Florio, e da una classe di intellettuali di prim’ordine, dove spiccava l’architetto Ernesto Basile, fra i principali esponenti del movimento liberty in Europa. Ma accanto ai nomi di maggiore rilievo cresceva una fiorente scuola di artisti, architetti, pittori, scultori, decoratori e artigiani (del vetro, del ferro, del legno), di grande gusto e professionalità, che contribuì in maniera determinante a trasformare il volto di Palermo, in quell’epoca meta privilegiata di principi e regnanti. In questo contesto è da porre la costruzione del Biondo. In una città da sempre generosa di teatri, il Politeama nasceva come spazio polivalente per spettacoli vari (dal circo alla lirica), di carattere festosamente popolare; il Massimo – in asse viaria col Politeama – sorgeva per volontà dell’aristocrazia, che, a costo di demolire un’area con chiese e conventi, richiedeva un tempio esclusivo per l’opera lirica, segno di monumentale magnificenza sulla scia di quanto accadeva nelle grandi capitali europee. Ed è a questo punto che, all’esigenza di un teatro né popolare, né fastoso, ma più moderna sede di una ricca media borghesia, risposero i fratelli Biondo. L'inaugurazione avvenne nell'ottobre del 1903, alla presenza degli attori Eleonora Duse ed Ermete Ermete Novelli.